Repertorio di lessico e immagini dell'identità e dell'alterità nella letteratura dell'Europa medievale

Passi

responsabile della scheda: Federico Saviotti
Giacomo da Lentini
Troppo son dimorato

vv. 37-48
Deo, com'aggio falluto, / che cusì lungiamente / non son tornato a la mia donn' a spene! / Lasso, chi m'à tenuto? / Follia dilivramente, / che m'à levato da gioia e di bene. / Ochi e talento e core / ciascun per sé s'argoglia, / disïando vedere / madonna mia a tuttore, / quella che non s'argoglia inver' lei lo mio volere.


Area LessicaleLemmaOccorrenzaSensoAccezione +/-Identità/alterità
ERRORfallireaggio fallutoproprioI - Amante
BONUSbenebeneproprioI - Amante
CORcuorecoretraslatoI - Amante
CUPEREdesiaredisïandoproprioI - Amante
MULIERdonnadonn'proprioA - Amato/amata
INSANUSfolliafolliatraslatoI - Amante
GAUDIUMgioiagioiaproprioI - Amante
MULIERmadonnamadonnaproprioA - Amato/amata
OCULUSocchioochitraslatoI - Amante
SPESspemespeneproprioI - Amante
CUPEREtalentotalentotraslatoI - Amante
VIDEREvederevedereproprioI - Amante
VELLEvolerevolereproprioI - Amante




Commento:

In maniera piuttosto inconsueta rispetto alle altre canzoni di Giacomo da Lentini, l'ostacolo all'amore non è qui costituito dall'alterigia dell'amata (che anzi è detta soffrire quanto l'io-lirico: cfr. v. 54) bensì da un allontanamento dell'amante, il quale afferma di pentirsene ma pare incapace di porvi rimedio. I modelli sono da ricercare in Perdigon (BdT 370.14, Trop ai estat) e, soprattutto, Peire Vidal (BdT 364.46,Tant ai lonjamen): per i rapporti intertestuali - o per meglio dire interdiscorsivi - tra questa lirica, gli antecedenti trobadorici e le riprese in area italiana, si veda l'ed. Antonelli, pp. 219-220.