Repertorio di lessico e immagini dell'identità e dell'alterità nella letteratura dell'Europa medievale

Passi

responsabile della scheda: Federico Saviotti
Giacomo da Lentini
Amando lungiamente

vv. 43-56
E tutto quanto veggio / mi pare avenantezze / e somma di bellezze; / altre ricchezze né gio' non disio / e nulla donna veo / c'aggia tante adornezze / che ‘·le vostre altezze / non bassezze, là unde innamorìo. / E se […], madonna mia, / amasse io voi e voi meve, / se fosse neve foco mi parria, / e notte e dia / e tuttavia mentre c'avraggio amore


Area LessicaleLemmaOccorrenzaSensoAccezione +/-Identità/alterità
PULCHERadornezzaadornezzeproprioA - Donna
ALTUSaltezzaaltezzetraslatoA - Amato/amata
AMORamareamasseproprioI - Amante
A - Amato/amata
AMORamoreamoreproprioI - Amante
PULCHERavvenentezzaavenantezzetraslatoA - Amato/amata
HUMILISbassezzabassezzetraslatoA - Donna
PULCHERbellezzabellezzeproprioA - Amato/amata
CUPEREdesiaredisioproprioI - Amante
MULIERdonnadonnaproprioA - Donna
IGNISfuocofocotraslatoI - Amante
GAUDIUMgioiagio'proprioI - Amante
AMORinnamorareinnamorìoproprioI - Amante
MULIERmadonnamadonnaproprioA - Amato/amata
FRIGUSnevenevetraslatoI - Amante
DIVESricchezzaricchezzetraslatoI - Amante
VIDEREvedereveggioproprioI - Amante




Commento:

I vv. 47-50 vanno intesi: "non vedo alcuna donna che abbia tanta bellezza che a confronto del vostro alto valore (altezze) non sia una cosa da nulla (bassezze), ragion per cui mi innamorai (di voi)". 

Al solito, nella poesia dei Siciliani tràdita da manoscritti toscani, le forme dei sostantivi in -ezze sono plurali solo apparenti (sic. -izzi < lat. -ITIE).