Repertorio di lessico e immagini dell'identità e dell'alterità nella letteratura dell'Europa medievale

Passi

responsabile della scheda: Federico Saviotti
Giacomo da Lentini
Amor non vole ch'io clami

vv. 41-50
Senza merzede potete / saver, bella, 'l meo disio, / c'assai meglio mi vedete / ch'io medesmo non mi veo; / e però s'a voi paresse / altro ch'esser non dovesse / per lo vostro amore avere, / unque gioia non ci perdiate, / cusì vol e te·'mistate, / inanzi voria morire.


Area LessicaleLemmaOccorrenzaSensoAccezione +/-Identità/alterità
AMORamistàamistateproprioI - Amante
A - Amato/amata
AMORamoreamoreproprioI - Amante
A - Amato/amata
POTIRIavereaveretraslatoI - Amante
PULCHERbellobellaproprioA - Amato/amata
CUPEREdesiodisioproprioI - Amante
GAUDIUMgioiagioiaproprioA - Amato/amata
MISERICORDIAmercémerze[de]proprioA - Amato/amata
MORSmoriremoriretraslatoI - Amante
VELLEvolerevoriaproprioI - Amante




Topos:Topica della conclusione - chiusa di tipo ‘tronco'






Commento:

In questa canzone Giacomo da Lentini afferma di volersi distinguere dagli altri amanti, allontanandosi dunque dalle convenzioni tematiche della tradizione lirica: su tutte la richiesta di merzede. Tale sostantivo ricorre in tutte le stanze, come nella canzone dello stesso autore La ’namoranza disïosa, dove la posizione difesa è invece quella convenzionale (sul rapporto tra i due testi, cfr. ed. Antonell, pp. 89-90).