Repertorio di lessico e immagini dell'identità e dell'alterità nella letteratura dell'Europa medievale

Passi

responsabile della scheda: Federico Saviotti
Giacomo da Lentini
Troppo son dimorato

vv. 1-12
Troppo son dimorato / i·llontano paese: / non so in che guisa possa soferire, / che son cotanto stato / senza in cui si mise / tutte bellezze d'amore e servire. / Molto tardi mi pento, / e dico che follia / me n'à fatto alungare; / lasso, ben veggio e sento, / mort'e' fusse, dovria / a madonna tornare.


Area LessicaleLemmaOccorrenzaSensoAccezione +/-Identità/alterità
SPATIUMallungarealungareproprioI - Amante
AMORamoreamoreproprioI - Amante
PULCHERbellezzabellezzeproprioA - Amato/amata
DICEREdiredicoproprioI - Amante
I - Poeta
INSANUSfolliafolliatraslatoI - Amante
SPATIUMlontanollontanoproprioI - Amante
MULIERmadonnamadonnaproprioA - Amato/amata
SPATIUMpaesepaeseproprioI - Amante
PAENITEREpentirsipentoproprioI - Amante
SENTIRIsentiresentoproprioI - Amante
SERVUSservireserviretraslatoI - Amante
PATIsoffriresoferireproprioI - Amante




Commento:

In maniera piuttosto inconsueta rispetto alle altre canzoni di Giacomo da Lentini, l'ostacolo all'amore non è qui costituito dall'alterigia dell'amata (che anzi è detta soffrire quanto l'io-lirico: cfr. v. 54) bensì da un allontanamento dell'amante (la causa è genericamente individuata in una metaforica follia), il quale afferma di pentirsene ma pare incapace di porvi rimedio (si vedano le stanze seguenti). I modelli sono da ricercare in Perdigon (BdT 370.14, Trop ai estat) e, soprattutto, Peire Vidal (BdT 364.46, Tant ai lonjamen): per i rapporti intertestuali - o per meglio dire interdiscorsivi - tra questa lirica, gli antecedenti trobadorici e le riprese in area italiana, si veda l'ed. Antonelli, pp. 219-220.