Repertorio di lessico e immagini dell'identità e dell'alterità nella letteratura dell'Europa medievale

Passi

responsabile della scheda: Federico Saviotti
Giacomo da Lentini
Troppo son dimorato

vv. 13-24
Ca s'io sono alungato, / a null'om non afesi / quant'a me solo, ed i' ne so' al perire; / io ne so' il danneggiato / poi madonna misfesi / mio è 'l dannaggio ed ogne languire; / ca lo suo avenimento / d'amar mi travaglìa, / e comandami a dare, / a quella a cui consento, / core e corpo in baglìa, / e nulla non mi pare.


Area LessicaleLemmaOccorrenzaSensoAccezione +/-Identità/alterità
SPATIUMallungarealungatoproprioI - Amante
AMORamareamarproprioI - Amante
IMPERIUMbaliabaglìatraslatoI - Amante
A - Amato/amata
CORcuorecoretraslatoI - Amante
CORPUScorpocorpoproprioI - Amante
DAMNUMdannaggiodannaggioproprioI - Amante
DAMNUMdanneggiaredanneggiatoproprioI - Amante
DONUMdaredaretraslatoI - Amante
DEPERIRElanguirelanguiretraslatoI - Amante
MORSperireperiretraslatoI - Amante
DISPLICEREtravagliaretravaglìaproprioI - Amante




Commento:

In maniera piuttosto inconsueta rispetto alle altre canzoni di Giacomo da Lentini, l'ostacolo all'amore non è qui costituito dall'alterigia dell'amata (che anzi è detta soffrire quanto l'io-lirico: cfr. v. 54) bensì da un allontanamento dell'amante, il quale afferma di pentirsene ma pare incapace di porvi rimedio. I modelli sono da ricercare in Perdigon (BdT 370.14, Trop ai estat) e, soprattutto, Peire Vidal (BdT 364.46,Tant ai lonjamen): per i rapporti intertestuali - o per meglio dire interdiscorsivi - tra questa lirica, gli antecedenti trobadorici e le riprese in area italiana, si veda l'ed. Antonelli, pp. 219-220.