Repertorio di lessico e immagini dell'identità e dell'alterità nella letteratura dell'Europa medievale

Passi

responsabile della scheda: Federico Saviotti
Giacomo da Lentini
Troppo son dimorato

vv. 25-36
Dunqua son io sturduto? / Ciò saccio certamente, / con' quelli c'à cercato ciò che tene, / così m'è adivenuto, / che, lasso, l'avenente / eo vo cercando, ed ò noie e pene. / Cotanto n'ò dolore / e vengiamento e doglia, / vedere non potere / cotanto di dolzore / amore e bona voglia, / ch'io l'ò creduto avere.


Area LessicaleLemmaOccorrenzaSensoAccezione +/-Identità/alterità
AMORamoreamoreproprioA - Amato/amata
PULCHERavvenenteavenenteproprioA - Amato/amata
DOLORdogliadogliatraslatoI - Amante
DOLORdoloredoloretraslatoI - Amante
DULCISdolzoredolzoretraslatoI - Amante
DISPLICEREnoianoieproprioI - Amante
AFFLICTIOpenapeneproprioI - Amante
POSSEpoterepotereproprioI - Amante
SCIENTIAsaperesaccioproprioI - Amante
STULTUSstorditosturdutoproprioI - Amante
VIDEREvederevedereproprioI - Amante




Commento:

In maniera piuttosto inconsueta rispetto alle altre canzoni di Giacomo da Lentini, l'ostacolo all'amore non è qui costituito dall'alterigia dell'amata (che anzi è detta soffrire quanto l'io-lirico: cfr. v. 54) bensì da un allontanamento dell'amante, il quale afferma di pentirsene ma pare incapace di porvi rimedio. I modelli sono da ricercare in Perdigon (BdT 370.14, Trop ai estat) e, soprattutto, Peire Vidal (BdT 364.46,Tant ai lonjamen): per i rapporti intertestuali - o per meglio dire interdiscorsivi - tra questa lirica, gli antecedenti trobadorici e le riprese in area italiana, si veda l'ed. Antonelli, pp. 219-220.